Il Cassero della Fortezza Medicea di Poggio Imperiale

Imponente opera di fortificazione a pianta pentagonale, riprende la forma antropomorfa teorizzata da Francesco di Giorgio Martini per la "città ideale".

Il Cassero della Fortezza Medicea di Poggio Imperiale
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Descrizione

Imponente opera di fortificazione a pianta pentagonale, riprende la forma antropomorfa teorizzata da Francesco di Giorgio Martini per la "città ideale". La sua costruzione risale al 1505-1510. Dotato di un'unica porta d'ingresso e di due bastioni laterali.

In prossimità di Poggibonsi sorge un'imponente corona muraria. Si tratta del perimetro esterno della Fortezza medicea costruita agli inizi del millecinquecento per volontà di Lorenzo il Magnifico. Il progetto non fu portato a pieno compimento e pertanto non venne realizzato il nucleo urbano previsto al suo interno. Venne invece edificato il Cassero, a pianta pentagonale, che oggi, restaurato, domina i colli circostanti. Il Cassero, unico in Toscana, è un'imponente opera di fortificazione a pianta pentagonale, inseribile in un rettangolo dotato ai quattro vertici di bastioni, che riprende la forma antropomorfa teorizzata da Francesco di Giorgio Martini per la "città ideale". La sua costruzione (1505-1510) prese avvio con l'edificazione del fronte bastionato, dotato di un'unica porta d'ingresso e di due torrioni laterali. Dalla porta si accede ad un lungo corridoio d'ingresso e alla sala d'armi e, da lì, si arriva infine in una vasta area a cielo aperto, la piazza d'armi, luogo dove si svolgono numerosi eventi e manifestazioni.

L'intera sommità della collina di Poggio Imperiale, che sovrasta il centro abitato di Poggibonsi, rappresenta un esempio straordinario nel processo di formazione del paesaggio e dell'insediamento umano nelle colline della Toscana centrale. Lo scavo archeologico, condotto dal 1993 al 2009 a cura dell'Insegnamento di Archeologia Medievale dell'Università di Siena, ha messo in luce una storia millenaria, molto più antica rispetto alle attestazioni delle fonti documentarie che menzionano per la prima volta il sito attorno alla metà del XII secolo.

Nel 2003 il Comune di Poggibonsi e l'Università di Siena hanno inaugurato, sulla collina, Il Parco Archeologico e Tecnologico di Poggio Imperiale per offrire al turista la possibilità di visitare le diverse fasi di insediamento riportate alla luce e di osservare da vicino, durante i periodi di scavo, il lavoro degli archeologi. All'interno del progetto svolgeva un ruolo fondamentale il Cassero della Fortezza Medicea, che rappresentava il punto di riferimento del "sistema parco"; sede di un centro di documentazione complesso con sala congressi, foresteria, laboratori archeologico-informatici, bar, ristorante e bookshop. L'idea era quella di creare un centro polivalente nel quale svolgere attività di ricerca scientifica, organizzare convegni, attività formative.

Dal 2010 nel Parco e nel Cassero opera la società Archeòtipo che si occupa di promuovere e organizzare tutte le attività didattiche e culturali di carattere storico-archeologico con iniziative, eventi e manifestazioni per adulti e bambini.
Il Parco: www.parco-poggibonsi.it


XV campagna di scavi archeologici

Dal 18 agosto sulla collina di Poggio Imperiale avrà inizio la XV campagna di scavi archeologici condotta dall'Area di Archeologia medievale dell'Università di Siena in sinergia con il Comune di Poggibonsi.
Le ricerche, che proseguiranno fino al 24 ottobre, saranno coordinate dal dott. Benjamin Tixier sotto la direzione scientifica del prof. Marco Valenti; vedranno attivi sul campo tre responsabili dell'Università degli Studi di Siena e 20 studenti provenienti da varie facoltà italiane ed estere.
Oggetto dell'indagine archeologica saranno ancora la monumentale chiesa di Sant'Agostino e le sue fasi cimiteriali (Area 15).
In particolare lo scavo riguarderà le numerose sepolture ubicate all'interno e all'esterno della struttura ecclesiastica; inoltre l'indagine avrà lo scopo di mettere in luce eventuali stratigrafie attribuibili a periodi precedenti rispetto alla costruzione dell'edificio.
Verranno inoltre proseguite le ricerche in Area 5 al fine di completare lo scavo dei depositi relativi al periodo altomedievale e tardoantico emersi nella fase finale della XIV campagna di scavo.

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Modalità d'accesso

Assenza di barriere architettoniche:

Costo di accesso

Ingresso gratuito

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Indirizzo

Fortezza di Poggio Imperiale, 53036 Poggibonsi SI, Italia
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Orario per il pubblico

Lunedì : 10:30-17:00
Martedì : 10:30-17:00
Mercoledì : 10:30-17:00
Giovedì : 10:30-17:00
Venerdì : 10:30-17:00
Sabato : 10:30-17:00
Domenica : 10:30-17:00
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Punti di contatto

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Ulteriori Informazioni

Consulta la sezione dedicata agli Itinerari suggeriti.

L'INDAGINE ARCHEOLOGICA (1992-2003)
a cura di MARCO VALENTI

La collina di Poggio Imperiale è oggetto di indagini archeologiche curate dall'Area di Archeologia Medievale dell'Università di Siena dal 1992. Lo scavo, preceduto da uno studio preliminare di valutazione del potenziale archeologico, ha sinora impegnato oltre 1000 archeologi nell'arco di 31 mesi di scavo e l'esplorazione di quasi 2 ettari di terreno.

Le conoscenze sulla storia insediativa della collina avevano inizio con il 1155, anno di fondazione del castello di Poggio Bonizio e terminavano con l'edificazione della fortezza medicea. L'intervento degli archeologi ha rivelato invece come il rilievo fosse stato occupato dall'uomo ben 9 secoli prima delle notizie rintracciabili nelle fonti scritte.

Una storia del popolamento, quindi, che ha inizio fra V e VI secolo. Le strutture in questa fase sono composte da cinque abitazioni a pianta rettangolare, con muri in terra fondati su zoccoli in pietra e tetto in laterizi ad uno spiovente. La loro dimensione standardizzata sui 30 mq, la dislocazione intorno ad una profonda e larga calcara, il riconoscimento di un tratto di campo arato conservatosi e la presenza di alcune infrastrutture (un deposito per acqua in mattoni, una zona per la macellazione di animali) lasciano intravedere uno spazio organizzato che potrebbe identificarsi come parte di un complesso produttivo più grande tipo grande azienda o villa di età gota, la cui struttura di riferimento, se conservatasi, deve ancora essere individuata.

Nella seconda metà-fine del VI secolo, assistiamo ad un cambiamento radicale degli spazi insediati. Il complesso costituito da case di terra venne abbandonato e ad esso si sostituì un villaggio di capanne, vissuto duecentocinquanta-trecento anni e soggetto a progressive trasformazioni. Allo stato attuale dell'indagine, sembra occupare uno spazio minimo pari a quasi due ettari: la sua estensione potrebbe però essere maggiore. Era composto da capanne di legno, terra e paglia e demarcato da due zone d'inumazione. L'alternanza di edifici evidenzia abitazioni ricostruite dopo una-due generazioni e comprese in un'organizzazione del popolamento per famiglie legate stabilmente alla terra.

Pur nelle difficoltà create dalla presenza di stratigrafie talvolta compattate dall'occupazione continuativa nonché dalle profonde alterazioni prodotte dalla fondazione del grande insediamento in pietra di metà XII secolo, sono ben riconoscibili le componenti strutturali del villaggio. Ognuna delle fasi di vita mostra una trama topografica articolata, nella quale alle abitazioni si affiancano i ricoveri per gli animali, all'allevamento probabilmente predominante per gran parte della vita del villaggio si affianca l'agricoltura, che assume gradatamente maggiore importanza in età carolingia.

Le strutture di IX-inizi X secolo mostrano l'esistenza di uno spazio con organizzazione ben delineata e sono osservabili i segni di un'articolazione gerarchica. Esiste un grande edificio centrale (una longhouse con magazzino interno per derrate alimentari), dal quale si diparte una lunga strada in terra battuta, affiancata da un edificio di sevizio (destinato alla macellazione della carne che in essa veniva consumata), contornato da capanne di dimensioni minori, da una zona tipo corte, un'area destinata ad ospitare strutture artigianali (una fornace da ceramica ed una forgia) e per l'accumulo dei surplus produttivi (un grande granaio), un'area aperta con grandi contenitori infissi nel terreno, steccati, concimaia e resti di attività quotidiane di una popolazione rurale.

Nella longhouse risiedeva il proprietario, riconoscibile anche per un'alimentazione nettamente diversa dal resto della popolazione. Il consumo di carne bovina era di suo appannaggio quasi esclusivo, così quello legato ad altri animali di grossa taglia (cavallo ed asino) ed inoltre pennuti da cortile particolari (come l'oca, non trovata altrove). Al contrario, la dieta di carne riscontrata nelle altre capanne era più limitata e si consumavano parti di terza scelta, soprattutto gli scarti della macellazione.

Con gli inizi del X secolo la collina mostra un'assenza di frequentazione che può essere spiegato in due modi: interruzione dell'insediamento oppure depositi cancellati dalla stessa continuità insediativi. E' infatti con il 1155 che Guido Guerra dei conti Guidi, figura eminente nel quadro politico toscano del XII secolo, fonda il grande castello a controllo della via Francigena ed in funzione antifiorentina, assoldando maestranze altamente specializzate che pianificano un grande castello ispirato a modelli edilizi cittadini. La topografia dell'agglomerato si caratterizza per la costruzione di lotti composti di lunghe case a schiera con ingresso a doppia arcata. Venne realizzata una grande cisterna comunitaria a pianta circolare, in conci di travertino con camera di raccolta delle acque dal diametro di 5,20 m, coperta da una volta a cupola in pietra. Una strada lastricata attraversava l'insediamento ed è identificabile come un tratto della Francigena. Fu edificata infine una grande chiesa a tre navate divise da due file di cinque pilastri, con abside quadrangolare ed estesa almeno 19 x 40 m. In prossimità di quella che doveva essere la facciata (distrutta da interventi moderni) è stata rinvenuta una fornace in mattoni usata per la fusione della campana. Il campanile, esterno e di forma quadrata, era adiacente la navata sinistra; nella sua fondazione venne inserito ritualmente un bicchiere in vetro con intenti propiziatori (doveva contenere una reliquia).

L'aspetto del grande castello iniziò ad evolvere verso la fine del XII secolo, negli anni in cui si rese autonomo (sono infatti attestati nelle fonti archivistiche consoli e podestà). Alla trasformazione politico-istituzionale conseguì una trasformazione urbanistica, comprendente anche lo sviluppo di un esteso borgo fuori dalle mura. Gli effetti materiali del passaggio da nucleo signorile a organizzazione di tipo comunale portarono alla formazione di un emporio-zona di servizi per i viaggiatori in transito sulla Francigena e per i fiorenti traffici commerciali. Poggio Bonizio era un centro di successo, una comunità in continua crescita con una popolazione caratterizzata da intraprendenza imprenditoriale, impegnata in una vasta gamma di attività. Le trasformazioni a cui andò soggetto l'agglomerato, sono la testimonianza di uno sviluppo costante e l'adeguamento regolamentato degli spazi alla nuova realtà demografica ed economica di una fiorente comunità cittadina.

L'area indagata mostra la progettazione di una nuova urbanistica: si ripianifica la viabilità; le case a schiera sono sostituite da un quartiere artigianale e da case più piccole, disposte su due piani, dotate di corte spesso lastricata con piccole cisterne o pozzi; si cerca inoltre di regolare la crescita delle abitazioni destinando degli spazi ben precisi e delimitati da bassi muri ad accogliere nuovi edifici; il borgo, individuato tramite fotoaerea, pare avere avuto una forma regolare. Nel corso del XIII secolo, infine, venne rifortificata la parte sommitale del villaggio ed allargate le difese all'intera collina, includendo parte dei borghi, fra i quali il borgo di Vallepiatta con la sua monumentale fonte oggi nota come Fonte delle Fate.

Dopo la distruzione fiorentina di Poggio Bonizio nel 1270, la collina venne scelta nel 1313 dall'imperatore Arrigo VII per la fondazione di una nuova città che doveva fungere da caposaldo per la stabilizzazione del potere imperiale in Toscana. Le macerie ancora presenti furono impiegate per livellare la forte pendenza della collina di oltre 3 m; si intendeva riusare la possente cinta muraria superstite e venne realizzato un esteso sistema di fognature che sembrano attraversare l'insediamento con regolarità Sono riconoscibili, inoltre, nuove case costruite riusando le strutture in migliore stato di conservazione e dotandole di focolari quadrangolari in mattone ed una macelleria a pianta rettangolare allungata. La nuova città di Monte Imperiale ebbe breve vita. Ancora in corso di edificazione, la repentina morte dell'imperatore coincise con la fine del nuovo centro; le milizie fiorentine distrussero nuovamente l'abitato che nei secoli successivi ebbe funzione di cava per materiali lapidei e cantiere per l'edificazione della fortezza medicea.

IL PARCO ARCHEOLOGICO e TECNOLOGICO di POGGIBONSI
a cura di Riccardo Francovich

L'inaugurazione del parco di Poggio Imperiale si colloca in una fase di profonde discussioni sulle politiche dei beni culturali, che caratterizzano il dibattito nazionale e regionale, e rappresenta un'operazione che sembra indicare quale sia la strada giusta per superare inutili conflitti. Qui infatti strutture della tutela, governi locali, mondo della ricerca, fondazioni e imprenditoria hanno operato in forma sinergica e stanno costruendo un nuove prospettive nell'ambito della valorizzazione del patrimonio e nella definizione di nuove occasioni per l'occupazione.

La collina di Poggio Imperiale costituisce un esempio straordinario nel processo di formazione della trama paesaggistica ed insediativi dell'area collinare della Toscana centrale e occupa una superficie di circa 12 ettari, contenuta all'interno di una monumentale cortina muraria medicea, oggi destinata prevalentemente ad uso agricolo. Ai suoi piedi si trova il centro urbano, di origine bassomedievale, che oggi costituisce uno dei poli di concentrazione più rilevanti della piccola e media industria valdelsana.

Nel 1993 ha avuto inizio uno scavo di lunga durata, articolato attraverso una strategia d'intervento di scavo archeologico per grandi aree. Le indagini hanno sinora rivelato una storia del sito che va ben oltre il periodo documentato dalle fonti scritte, collocando la prima frequentazione della collina all'età tardoantica e altomedievale. Al VI secolo sono riferibili le tracce di un complesso articolato in case di terra, cui si collegano una zona di coltivazione agricola, una calcara, forse un deposito per acqua e tracce di attività artigianali. Fra la fine del VI secolo e gli inizi del X secolo, la collina è occupata da un ampio villaggio, esteso almeno due ettari. Il villaggio era composto da capanne di legno, terra e paglia dislocate tra due zone d'inumazione. L'evidenza archeologica mostra un'organizzazione del popolamento per famiglie legate stabilmente alla terra. Le indagini più che decennali hanno evidenziato un patrimonio di straordinario interesse anche per le fasi riferibili all'insediamento pianificato, e saldamente in pietra, databile a partire dalla metà del XII secolo , ma ancora molti anni di lavoro ci separano dalla conclusione della ricerca.

La fortezza di Poggio Imperiale costituisce un patrimonio storico, archeologico e ambientale di grande rilievo nazionale ed il progetto di Parco Archeologico e Tecnologico rappresenta la prima significativa scelta politica intrapresa dal Comune di Poggibonsi in collaborazione con l'Area di Archeologia Medievale del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell'Università di Siena per la sua valorizzazione.

L'idea di parco della collina di Poggio Imperiale si basa su cinque principali prospettive:

  • restituire a Poggibonsi la propria eredità storica;
  • inserire la cittadina nella geografia delle offerte culturali della regione;
  • coniugare valorizzazione del patrimonio storico e culturale con una gestione tecnologicamente avanzata
  • realizzare forme di organizzazione permanenti di formazione e di ricerca

All'interno del progetto assume un ruolo fondamentale, oltre ai due ettari di aree archeologiche monumentali già emerse, il Cassero della Fortezza Medicea. Questo rappresenta il punto di riferimento del "sistema parco"; in particolare sarà sede di un centro di documentazione complesso con sala congressi, foresteria, laboratori archeologico-informatici, bar, ristorante e bookshop. L'idea è quella di creare un centro polivalente nel quale svolgere attività di ricerca scientifica, organizzare convegni, attività formative e, soprattutto, presentare i risultati delle indagini archeologiche sul sito di Poggio Imperiale attraverso l'allestimento di un percorso segnato dalla coesistenza di elementi tradizionali e tecnologie innovative. Buona parte delle funzioni richiamate sono già attivate all'interno della struttura grazie all'impegno di Comune e Università, ma sopratutto a quello dei giovani laureati e diplomati della Cooperativa Archeoval

Secondo il progetto, realizzato dall'Area di archeologia medievale dell'Università di Siena con l'architetto del paesaggio Jamie Buchanan e in collaborazione con l'Amministrazione Comunale, sono previsti la ricostruzione di un villaggio alto medievale di capanne, percorsi guidati di visita dello scavo, il collegamento con la basilica di San Lucchese. Oggi vengono aperte tutte le aree fino ad ora indagate, con una sistemazione rispettosa delle nuove "emergenze": lotti abitativi del XII e XIII secolo, Chiesa, cisterna e tratti della "Francigena" interna al castello. Nel centro di documentazione, oltre ai materiali rinvenuti nello scavo, sono posti al centro dell'attenzione i pannelli con le tavole illustrative, frutto del lavoro integrato degli archeologi e dello Studio Inklink. Una operazione destinata a creare strumenti interpretativi innovativi a disposizione di un grande pubblico. Inoltre sono già predisposti i laboratori informatici e le strutture di servizio.

I tempi di realizzazione sono stati brevissimi e sembra che si percorrano con rapidità le tappe e si stiano raggiungendo gli obiettivi indicati un anno or sono dal Sindaco del Comune di Poggibonsi dott. Rugi e dal Magnifico Rettore Prof. Tosi. Allora Sindaco e Rettore scrivevano che l'iniziativa era destinata

"a valorizzare il patrimonio storico, culturale ed ambientale pubblico dell'area della Fortezza Medicea di Poggio Imperiale a Poggibonsi, alla creazione di servizi culturali e turistici, a dare continuità e a promuovere l'attività di formazione, di ricerca e di conservazione intrapresa da oltre un decennio in forma collaborativa dall'Università di Siena e dal Comune di Poggibonsi, andando alla creazione di un Centro Europeo Interuniversitario di Archeologia Medievale, che opererà in stretto rapporto con il Dottorato in Archeologia Medievale dell'Università di Siena e in collaborazione con il "Progetto "Paesaggi Medievali" della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, attraverso l'attivazione di master, a forte contenuto innovativo e professionalizzante"

e sottolineavano come si trattasse di una iniziativa dai forti caratteri innovativi che intende testimoniare la pluriennale attività di collaborazione del governo locale e della struttura universitaria, che hanno dato prova di contribuire concretamente a progettare nuove prospettive di sviluppo.

Infatti se è vero che la valorizzazione dei dodici ettari della Fortezza di Poggio Imperiale costituiscono una risultato di altissimo impegno culturale in una porzione di territorio che viene soltanto marginalmente toccato dal passaggio di grandi flussi turistici diretti verso i più noti centri storici delle aree circostanti, è altrettanto vero che l'iniziativa avrà un significativa ricaduta sulle dinamiche economiche e sociali dell'area.
La strategia di ottimizzare le ricadute in termini di utilità sociale delle attività di ricerca dell'Università e di valorizzazione dell'Ente del Governo locale si configura come una prospettiva concreta e vitale e, allo stesso tempo, una sfida importante da percorrere con decisone.

Ricerca archeologica, valorizzazione del patrimonio culturale, innovazione tecnologica e attività sinergica fra diversi soggetti pubblici e privati, nel caso di Poggibonsi, sembrano costituire davvero un modello da esportare.

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